20 Nov

Conosci la tua casa. Cos’è l’umidità di risalita?

Umidità di risalita: una tra le cause più frequenti di degrado delle murature

di ing. Chiara Buda - Polistudio A.E.S.

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L’umidità di risalita e le sue cause

L’umidità di risalita vede la sua primaria origine nella presenza di acqua nel sottosuolo, alla quale si aggiungono fenomeni atmosferici e stagionali, combinata con la capacità di assorbimento dei materiali edili utilizzati. Le principali cause vanno quindi ricercate nel contatto fisico che le strutture hanno con il terreno. I materiali edili maggiormente diffusi come il calcestruzzo, il laterizio e la pietra, sono contraddistinti dalla caratteristica della “porosità” e grazie a questa caratteristica intrinseca dei materiali l’umidità risale al loro interno in base al fenomeno fisico della “capillarità”. Minore è il diametro dei capillari, maggiore è il livello di risalita raggiunto dall’umidità nei muri, il quale può raggiungere anche il metro.

Come è facile intuire tale fenomeno può aumentare nei mesi più rigidi e piovosi, anche in  seguito alla mancata evaporazione dell’umidità.

È bene sottolineare che l’acqua presente nel terreno è acqua salina; tali sali possono  causare degrado negli intonaci poiché, quando vengono bagnati, si sciolgono e vengono  trasportati in superficie mediante l’evaporazione dell’acqua; inoltre il sale, cristallizzando,  aumenta il proprio volume, arrivando a scrostare le murature e a creare quindi  efflorescenze.

 

 

Dove

Le casistiche più frequenti in cui si riscontra il fenomeno dell’umidità di risalita sono le seguenti:

  • abitazioni non rialzate da terra;
  • abitazioni non ventilate al piano terreno;
  • abitazioni collocate a piani interrati privi di scannafosso.

Spesso il solaio del piano terra appoggia direttamente sul terreno, senza ventilazione; altre volte l’isolamento è danneggiato o addirittura mancante. In questi casi l'umidità la fa da padrone ed è complesso eliminarla.

 

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Danni

Tra i principali danni causati dalla presenza di umidità nei muri vi è la formazione di muffa sull’intonaco, un fungo che si alimenta appunto con l’umidità di risalita. Se all’umidità di risalita si aggiunge una eccessiva umidità in ambiente, in particolari condizioni di temperatura superficiale delle pareti e dei solai, si ha il fenomeno della condensa superficiale creando situazioni insalubri che aiutano il proliferare di muffa, le cui spore nocive provocano malessere e si impregnano negli armadi e nei vestiti.

Un’elevata presenza di umidità comporta anche effetti negativi dal punto di vista economico in quanto si richiede un impiego maggiore di energia per riscaldare adeguatamente gli ambienti.

 

Come distinguere l’umidità di risalita

Vi sono alcuni tratti distintivi che differenziano l’umidità di risalita da altre forme di umidità sui muri come ad esempio la condensazione superficiale. Quando vi è umidità di risalita, la situazione che si presenta è la seguente:

  • le macchie sono uniformi e salgono dal pavimento verso l’alto;
  • le chiazze hanno bordi definiti;
  • le macchie persistono anche al variare delle condizioni climatiche e del tasso di umidità relativa.

 

 

Rimedi

Nella ristrutturazione di edifici, per lo più storici, è consigliabile la realizzazione di solai  ventilati al piano terra, per far sì che non vi sia diretto contatto con il terreno (1).

Un altro rimedio efficace prevede dapprima la rimozione dell’intonaco esistente e poi  una successiva applicazione di intonaco deumidificante o evaporante (2), il quale,  grazie alla propria velocità di evaporazione, assorbe rapidamente l’acqua della parete  restituendola all’ambiente. 

Andando ad intervenire ancora direttamente sulla parete, è possibile effettuare interventi meccanici (3), i quali prevedono un taglio alla base della parete ed il successivo inserimento di materiali che bloccano definitivamente l’umidità di risalita.

Mediante tale tecnica vengono ripristinati i valori originali delle prestazioni dei materiali coibenti eventualmente presenti, ma questa risulta essere una tecnica invasiva che può comportare lesioni, cedimenti o assestamenti strutturali.

In alternativa, è possibile effettuare l’iniezione all’interno dei muri di sostanze idrofobizzanti, le quali hanno la stessa efficacia degli interventi meccanici, ma non compromettono la solidità delle strutture.

Un altro consiglio è quello di mantenere, durante la stagione invernale, il riscaldamento degli ambienti sempre attivo, per fare in modo che venga asciugata l’eventuale umidità in eccesso.

Durante la stagione estiva, invece, si consiglia di ventilare bene gli ambienti per far si che venga smaltito l’eventuale vapore acqueo in eccesso.

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Diagramma di Glaser per parete multistrato

Un altro fenomeno che si affianca a quello dell’umidità di risalita è il problema della condensa interstiziale, il quale prevede che in una certa porzione di spessore della parete la portata massica diffusiva di vapore entrante supera la portata massica diffusiva di vapore uscente, portando ad avere la curva della pressione di vapore superiore alla curva della pressione di saturazione. Tutto ciò porta ad un accumulo di vapore all’interno dello strato considerato, facendo sì che la struttura arrivi ad un veloce stato di degrado.

 

 

Alla base di questo fenomeno potrebbe esserci una stratigrafia non corretta della parete, tale da non permettere un sufficiente passaggio di vapore dall’ambiente più caldo all’ambiente più freddo. Per evitare tali problematiche è opportuno quindi:

  • posizionare gli strati a più alta resistenza al passaggio del vapore il più possibile verso l’interno dell’ambiente;
  • posizionare gli strati a più alta resistenza termica il più possibile verso l’esterno.

La prima soluzione permette di minimizzare la quantità di vapore che può raggiungere gli strati più esterni e quindi più freddi della struttura.

 

 

 

 

La seconda soluzione garantisce che la maggior parte degli strati della struttura rimangano caldi, in modo che il vapore, attraversandoli, non trovi zone fredde e quindi a rischio di condensazione.

Una diffusa soluzione al problema della condensa interstiziale è l’adozione del cosiddetto “isolamento a cappotto”, il quale permette di affiancare al lato freddo esterno della parete uno strato di isolamento (strato caldo). In questo modo il vapore d’acqua può attraversare più facilmente la parete senza essere esposto alla condensazione causata dallo strato esterno più freddo.

Un’altra soluzione al problema, soprattutto in caso di isolamento sul lato interno delle pareti esterne, prevede l’applicazione sul lato caldo (interno) di uno strato di materiale con bassa permeabilità al vapore ovvero di una barriera al vapore, in modo che la curva della pressione di vapore scenda al di sotto della curva di saturazione.

 

 

 

 

 

In sintesi

È bene sottolineare che con una buona progettazione di partenza delle stratigrafie esterne è possibile eliminare o almeno ridurre notevolmente eventuale umidità di risalita.

Inoltre, decidere di risolvere tali fenomeni porta ad avere vantaggi sia da un punto di vista economico sia da un punto di vista di comfort interno.

 

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