02 Oct

L'avventura creativa di Fiorenza Matteoni di Polistudio

La giovane architetta Fiorenza Matteoni da Polistudio di Riccione al Bahrain, dove è stato aperto un branch office della società di ingegneria.

Ma come è nato tutto e come procede? Lo racconta in un’intervista uscita sul numero di ottobre di Inmagazine. 

 

 

Richiedi informazioni


New York e Toronto sono due città che hanno trasmesso a Fiorenza Matteoni la voglia di provare e impastarsi nell’avventura creativa dell’architettura, motivata anche dalla passione e la professione del padre Stefano, architetto del Polistudio di Riccione.

“Nel 2001 è stata la partecipazione alla Giornata Mondiale della Gioventù in Canada, con Papa Giovanni Paolo II, a farmi prendere la decisione di iscrivermi alla facoltà di architettura e la voglia di provare ad impastarmi nell’avventura creativa anziché scegliere facoltà umanistiche. Mi ero iscritta a Venezia e dopo un certo periodo di studio sono venuta a conoscenza che tutti gli architetti in gamba, dei quali studiavo i progetti, erano gli stessi che insegnavano all’accademia di architettura di Mendrisio, in Svizzera. Ho vinto l’Erasmus e mi sono iscritta a quell’Università e dopo due mesi ho chiesto il trasferimento da Venezia. Ho frequentato l’anno di stage richiesto dalla mia facoltà in uno studio di architettura a Los Angeles, poi sono ritornata a frequentare l’accademia per terminare gli studi. Mi sono laureata nel 2008 con Peter Zumthor che l’anno dopo ha vinto il Pritzker, il premio più significativo per un architetto e sono andata a lavorare nello studio di architettura di Steven Holl a New York.

 

Al termine dei due anni, tornata a Riccione, mi sentivo pronta per cominciare a partire da sola presso il Polistudio. Insieme a due amici molto preparati, nel 2010 abbiamo iniziato un nuovo settore di architettura innovativo partendo da qualche intervento di ristrutturazione. Da qualche anno il mio studio stava cercando di aprirsi al mondo e grazie ad importanti contatti con il Bahrain, abbiamo aperto un branch office con un ingegnere locale. Inizialmente sono partita per i lavori di un hotel a 5 stelle e, nel giro di pochi giorni dall’apertura dello studio, abbiamo iniziato a lavorare a progetti di interni, di ville e ci è stato commissionato qualche lavoro interessante in Arabia Saudita.”

(...)

Sicuramente lasciare l’Italia anche solo per un periodo aiuta moltissimo noi giovani per una crescita dal punto di vista creativo e per avere l’opportunità di confrontarci con aspetti diversi del vivere. Il lavoro qui in Bahrain mi piace molto perché mi viene data l’opportunità di vedere concretizzati i progetti e siamo riusciti a conquistare la fiducia dei nostri clienti.”

Leggi l'intervista integrale a pag. 38 http://goo.gl/ZMHgYX 


Condividi sui social: